domenica 31 gennaio 2016

Il barista in capsula

Il barista in capsula
Alla Fiera  Sigep che si e appena conclusa, Nespresso ha presentato il suo concept bar con l’assortimento che lo contraddistingue con macchine professionali a due gruppi. Fin qui nulla di strano, il gruppo svizzero da sempre va evangelizzando il mondo con il suo caffè.  Quello che mi è parso strano è che la tendenza ha influenzato note torrefazioni italiane per il mercato italiano dei bar. Orbene sareste disposti Voi a bere al bar caffè in capsule? Lo so che molti inorridiranno con un sacco no, ma è quello che sta succedendo già,  è realtà di oggi è non di un improbabile futuro.
Il mestiere di barista, il nostro mestiere, dov'è finito?  Rimbocchiamoci le maniche e facciamolo bene questo nostro lavoro se vorremo continuare a farlo anche domani. E sapere perché?  Perché il caffè in capsule è  buono. Il futuro non sarà semplice se sottovalutiamo questo aspetto. Meditate gente, meditate.
Lino Zocchi il vostro amico barista.

lunedì 25 gennaio 2016

Caffè Social !!!

Caffè social
Dobbiamo proporre sempre qualcosa di nuovo, azzeccare le tendenze un attimo prima che accadano. Essere sempre il locale alla moda e' fondamentale.
Si ma che fatica direte voi.
Sarebbe bello potrebbe aggiungere qualcun altro.
Ebbene, i successi partono da lontano. Essi si materializzano dalle piccole cose, Dai piccoli gesti prima che dalle grandi imprese.
Proprio in questi giorni ho assistito ad un seminario sui social network, dei quali sono un pochino imbranato ma ne comprendo utilità.
Si è sempre detto che il passaparola è la migliore pubblicità adesso ne abbiamo gli strumenti approfittiamone.
I social ci tengono in contatto con i nostri clienti. Fanno sapere le nostre iniziative. Ci fanno stare al centro dell'attenzione, ma se vogliamo ci danno il grado di gradimento dei nostri clienti. E si sa, più è alto il gradimento e più il lavoro aumenta . meditate gente.
Lino Zocchi

domenica 17 gennaio 2016

Aperto o chiuso?

Aperto o Chiuso?

Recentemente sono trascorse le feste natalizie, e questo ha sollevato qualche polemica fra i baristi a proposito degli orari di apertura. Da un lato qualcuno sosteneva che le feste sono sacre, e la famiglia viene prima di tutto. Nulla da eccepire. Altri hanno sostenuto la tesi che il servizio non va interrotto. Nuovamente nulla da eccepire. Consideriamo però l'andamento dei fatti.
I grandi centri commerciali hanno la chiusura obbligatoria il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, diversamente sarebbero sempre aperti.
Noi con le nostre medio piccole attività, spesso a conduzione familiare arranchiamo nel tenere aperto più possibile e anche di più, finendo poi come è successo di essere chiusi nel momento di massima affluenza perdendo incassi preziosi.
Amici, facciamo un esame all'accaduto.
Un bar del centro ha effettuato i seguenti orari. Il 24 sera ha chiuso regolarmente alle 24.00 mentre il giorno 25 ha aperto regolarmente alle 6.00 chiudendo però alle 12.00 il giorno successivo ha regolarmente aperto alle 6.00 chiudendo di nuovo alle 12.00 e riaprendo alle 18.00 fino alle 24.00
A Natale si sa tutti vogliono stare in famiglia compreso noi baristi che spesso sacrifichiamo questo aspetto della nostra vita privata. Credo però che il nostro bar non può rimanere chiuso in un momento cosi importante per gli affari quindi propongo di meditare, valutare, organizzare e predisporre affinché il bar rimanga aperto.
Ovviamente ognuno in seno alla propria azienda è libero di pensarla come vuole, però una cosa ci accomuna tutti: i pagamenti e i costi non conoscono festività.
Secondo me quel barista del centro ha fatto qualche sbaglio nell'organizzare i suoi orari poiché nei confronti del pubblico o sei chiuso o sei aperto, non sono concepiti orari da ambulatorio quindi il fatto di chiudere poi riaprire è assurdo. I clienti non lo concepiscono e vanno altrove. Inoltre è proprio nei giorni di festa che i nostri clienti sono più liberi di frequentare il bar e spendere un po' di più.
Un altro errore nell'organizzare gli orari è stato quello di pensare prima per sé e poi per gli affari. Infatti si evince dal tipo di orario scelto: apertura ore 6.00 normale come sempre, tanto ci sono abituato, chiusura ore 12 così me ne vado a pranzo.
Invece non si è tenuto conto del fatto che alle 12 ci sono ancora molte persone che escono dalla chiesa, che si stanno recando al ristorante o a casa di parenti e potrebbero fermarsi per un aperitivo o per acquistare un pensiero da portare con sé. Inoltre nel pomeriggio del giorno di Natale sono molte le persone che scelgono di uscire e trascorrere qualche ora al bar perché non hanno una famiglia vicino o semplicemente perché preferiscono così.
In definitiva l'ideale sarebbe quello di mantenere l'orario di apertura sempre uguale sopratutto nei giorni di festa magari facendo turni interni dove ci si sacrifica un pochino ciascuno, poiché l'affluenza sarà maggiore. Poi come dice un mio amico se chiudi una settimana a fine gennaio non se ne accorge nessuno. Eh si, personalmente credo che non si possa solo lavorare a oltranza ma sono altresì convinto che il nostro bar debba rimanere aperto quando si possono fare affari d'oro. Quindi nell'organizzare il lavoro, ci prenderemo il riposo nei momenti di magra, e organizzeremo i turni in modo da offrire un servizio senza sacrificare completamente la nostra vita familiare.

domenica 10 gennaio 2016

I cibi più buoni col nome giusto

I cibi più  buoni col nome giusto
La lingua italiana si sa è ricca di vocaboli sinonimi e di assonanze, per non parlare di sfumature e linguaggio figurato. Infatti un buon succo di frutta preparato al momento con frutta fresca di stagione diventa una spremuta o una centrifuga, ma con un problema però, come suonano alcuni nomi alle orecchie dei consumatori? Ebbene, se proponiamo una centrifuga la risposta del cliente sarà No. Questa parola non è appetitosa, ha assonanze con la lavatrice ed il bucato e quindi non di una gustosa bevanda. Cocktail di arancia e carota è più invitante, forse meno esplicativo del metodo di preparazione ma se piace perché non chiamarlo così!.
Provate a proporre ad un ragazzino una crema di fegato d’oca e sicuramente vedrete una smorfia di disgusto. Un crostino di paté  de fois gras magari si convince ad assaggiarlo. Magia delle parole.